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Memorie di una pentita

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Sono cresciuta in una famiglia cattolica praticante che prendeva molto sul serio la fede di appartenenza. Non era il classico cattolicesimo all’italiana, quello che esce fuori il giorno del matrimonio perché “in Comune è squallido”, del battesimo dei figli dato che “è tradizione”, della Prima Comunione altrimenti “poverino, si sente diverso” e, nel migliore dei casi a Natale “dato che il giorno in cui nasce Gesù siamo tutti più buoni”.

Nella mia casa si respirava Cristianesimo: si pregava, si accoglieva l’ultimo, si perdonava, si parlava di esempio, di conversione e di peccato. I miei genitori credevano che il matrimonio fosse una vocazione di pari dignità rispetto a quella sacerdotale e che ognuno di noi fosse chiamato ad essere Re, Profeta e Sacerdote cioè “Servo” degli altri e del Signore. Ciò li conduceva a vivere la Carità come un assoluto categorico: nessuno era escluso ed in nome di questo facevano scelte, spesso, scomode ed assai sciocche rispetto al senso comune della giustizia.

Mio padre avevauna fede semplice, lineare, serena; mia madre, invece, era sempre “tentata” dal dubbio e ossessionata dai sensi di colpa che, un’educazione estremamente rigida e un po’ veterotestamentaria, le aveva radicato dentro. Questo, spesso, li portava a discutere per ore, anche in toni piuttosto accesi. Erano, però, convinti che la loro comunità era dove il Signore li aveva messi: la famiglia, il quartiere, il posto di lavoro sapendo, però, che c’era un intero universo, terreno ed ultraterreno, con il quale erano in comunione ed al quale non potevano né volevano sottrarsi.

Così, sono cresciuta cattolica e praticante.

Arrivò il “mitico ‘77” che rimetteva in gioco tutte le mozioni del ’68, attualizzate ed, in parte, ampliate. Fu così che mi ritrovai a vivere un’esperienza nuova: quella della “Comunità di Base”. La ventata di impegno politico, la novità della teologia della liberazione e un impressionante numero di giovani che premeva alle porte delle chiese, in alcuni casi, riuscirono ad aprire varchi all’interno delle parrocchie, “complici” alcuni sacerdoti che volevano riuscire a coniugare la loro appartenenza ad una Istituzione secolare, tradizionalista e lenta nei cambiamenti con l’impulso, dettato dalle loro coscienze, di ascoltare e dare risposta agli input di questo “nuovo popolo di Dio”.

Ebbi la fortuna di capitare in una di queste. Vivevo a Cinecittà e la Basilica di Don Bosco era la parrocchia di più di novantamila abitanti. I giovani erano tanti, frutto degli anni del baby boom: erano tutti figli della classe operaia o piccolo-borghese, tutti studiavano, tutti manifestavano, tutti cercavano, anzi, esigevano risposte. Fu così che il Centro Giovanile annesso, si trasformò in un maxi laboratorio attivo di ricerca sociale e religiosa ed in un importante nucleo di aggregazione. Nacque la nostra Comunità di Base. Certo, in molti storcevano il naso, ci consideravano comunisti, blasfemi, teste calde. Ma ci furono tanti che si lasciarono contagiare. Così, ottenemmo anche una grande cripta (d’altra parte le catacombe come luogo di culto non le avevamo inventate noi) dove celebravamo il nostro vissuto. Quattrocento giovani che si riunivano, si preparavano leggendo la Scrittura, scegliendo i canti e gli strumenti musicali più idonei alla liturgia, preparavano il pane azzimo per l’Eucaristia, le tovaglie ed i fiori con i quali avrebbero adornato la Mensa. Erano gli stessi giovani che affollavano le piazze con continue manifestazioni, che animavano i Comitati di Quartiere, che frequentavano i Collettivi Politici. Poi, si ritrovavano perché questa “rivoluzione” diventasse sacramento. Erano in molti ad affacciarsi e scappare scandalizzati: i preti che non indossavano paramenti medioevali e luccicanti ma una tunica ed una stola, spesso ricamata da noi ragazze con disegni di frutta, fiori o simboli, la confessione dei peccati che introduceva il peccato “sociale” come vera pietra dello scandalo andando a spostare l’attenzione delle coscienze dal sesso verso i peccati di omissione contro l’umanità e la persona, “l’omelia partecipata” che nasceva dall’esegesi e dalle risonanze di tutti nella convinzione che a tutti parlava lo Spirito e che tutti eravamo Popolo di Dio, le preghiere dei fedeli non standardizzate che portavano al cospetto di Dio i bisogni della Comunità ma anche quelli di popoli lontani ed oppressi come il Cile od il Nicaragua.

Quello che più turbava o, addirittura, indignava gli “ortodossi” erano le affermazioni che fede e politica non fossero due cose avulse, la politica non coincidesse con le attività dei partiti ma dovesse essere agita dal popolo consapevole, organizzato e partecipativo, la Democrazia Cristiana non dovesse essere considerata il partito della Chiesa anzi che la Chiesa non dovesse avere un Partito in questo o quell’altro Stato e, soprattutto, che si potesse essere di sinistra e, al tempo stesso, cristiani, anzi, cattolici, dissenzienti, ma cattolici.

Non era una posizione facile la nostra: buona parte dei parrocchiani ci consideravano, quasi, degli emissari del demonio, degli eretici e degli infiltrati; i compagni di lotta ci guardavano con sospetto perché non eravamo stati colpiti da scomunica ed eravamo troppo poco inclini all’uso della brutalità.

Ricordo ancora quando, in occasione di un’assemblea contro la violenza sulle donne, entrammo con un gruppo di amiche ed il moderatore ci accolse con uno stentoreo e microfonato: “Compagni. Accogliamo le femministe cattoliche: so’ tutte vergini!”. Ci sedemmo fra gli altri, mentre scoppiava una sonora risata collettiva, pronte a partecipare malgrado, in quel momento, ci sentissimo un po’ violentate anche noi.

Furono anni importanti per la nostra formazione: anni di studio, di lotta, di volontariato. Ma, poi, arrivò la Controriforma: il sacerdote che ci sosteneva fu costretto a lasciare l’ordine d’appartenenza perché gli era ormai impossibile convivere con le scelte dei superiori, la nostra cripta fu chiusa e noi fummo chiamati a scegliere: o dentro alle loro regole o fuori. In molti decidemmo: fuori.

Per quanto mi riguarda, cercai altre comunità ma, non trovandone alcuna nella quale riuscissi a riconoscermi senza scendere a compromessi troppo severi con la mia coscienza, piano piano, mi convinsi che il mio destino era quello di essere, come Silone, “una socialista senza partito ed una cristiana senza chiesa”.

Malgrado ciò, per tutta una serie di “casi della vita”, continuavo a ritrovarmi a stretto contatto con strutture cattoliche. Sempre di più aumentava l’insofferenza verso le palesi contraddizioni che le contraddistinguevano e la sofferenza per questo “esilio” volontario e necessario che, se da un lato rappresentava la mia affermazione di libertà di pensiero, dall’altro si traduceva in un senso di solitudine e di non appartenenza. La società stava scivolando, sempre di più, nel liberismo sfrenato che ci ha condotti all’attuale situazione, la Chiesa tornava a posizioni intransigenti ed invasive rispetto alla libertà dello Stato, l’individualismo rassegnato prendeva il posto della partecipazione democratica.

Pian piano, si è fatta strada in me la convinzione di appartenere alla “comunità degli uomini di buona volontà”, che non aveva altri templi se non quello della solidarietà, che non faceva distinzioni di genere, credo, razza o qualunque altra categoria rigidamente inclusiva ed esclusiva. Se Gesù Cristo aveva affermato che egli stesso era Amore e che solo sull’amore saremmo stati giudicati (nel senso che solo quello era "l'unità" sulla quale basare la misura della propria umanità e della propria fede), quando mi trovavo a condividere con altre persone che, per i motivi più differenti, cercavano di vivere la solidarietà e la giustizia, tentavano di comunicare onestamente o, semplicemente, vivevano la propria quotidianità nella ricerca del bene comune, in quel momento facevo esperienza di Chiesa.

So che questo può apparire assurdo o idealista ai più: come si fa a fare chiesa in modo silente, insieme ad atei, agnostici od appartenenti ad altro credo?  Non posso certo dare spiegazioni teologiche, non ci sono dogmi che sostengano la mia esperienza, né mi interessa fondarci un’Istituzione intorno. Anzi, essa vive proprio grazie all’assenza di istituzione. E, assurdo nell’assurdo, è sempre tale assenza che mi permette di confrontarmi anche con Cattolici osservanti, cercando di superare per prima i preconcetti per arrivare, se dall’altra parte incontro buona fede, ad un dialogo costruttivo pur nel mantenimento delle posizioni che sono proprie ad entrambi.

E’ un percorso difficile: ricercare i punti di incontro invece che quelli di divisione. Non sempre sono all’altezza nel mantenimento di tale proposito; devo combattere contro la mia indole passionale e polemica, contro la voglia di lasciare che “tutto vada come deve andare”,  contro lo sdegno che, a volte, mi assale e mi porterebbe ad assumere posizioni intransigenti piuttosto che necessariamente assertive.

E non pretendo neanche di essere nel giusto: il dubbio mi è compagno in ogni istante della vita.

Ma sono cristiana e, che questa sia una benedizione od una maledizione, ho smesso di cercare sia una soluzione più agevole sia di divincolarmi, come una lepre tra i lacci, nel tentativo di negare a me stessa questa realtà.

Sono quel che sono, con tutte le mie contraddizioni: una cattolica "pentita", una cristiana praticante.

 Gian Maria Turi - 02/10/2012 14:26:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Cara Fiammetta, ma io non ti conosco né bene né male quindi mi baso sulle poche cose che hai scritto più sotto, elusive senz’altro opponendo l’irrazionalità del mistero, su cui non si può dire nulla, a un discorso di tipo "politico". Né, per carità, ho detto che tu volessi convertirmi, anche perché la cosa sarebbe impossibile visto che (purtroppo) mi trovo battezzato contro ogni mia volontà. Infine, non so se lo "sfoggio di erudizione" di cui parli si riferisce a ciò che ti trattieni dal dire o a ciò che invece ho detto io, pochi cenni alla figura storica di Francesco d’Assisi peraltro semi-richiesti da Nando. Nel primo caso sei per certo liberissima di astenerti; nel secondo, purtroppo, non credo che il regolamento della Recherche metta vincoli all’erudizione (per così dire erudizione) o allo sfoggio, anzi i fondatori della Recherche - in questo un pochino illuministi (o illuminati?) - si sono mostrati assolutamente liberali nei loro intenti. Cosa che purtroppo non si può dire dei cattolici, pastori e pecore.

 Fiammetta Lucattini - 02/10/2012 09:48:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Caro Gian Maria, chi ben mi conosce sa che la mia natura è tuttaltro che elusiva. Ma ciò non implica che il mio intervento volesse convertire qualcuno con finalità catechetiche. Così come non ritengo questo il luogo per fare sfoggio della propria erudizione. Sicuramente i nostri percorsi di studio e di vita si sono dipanati in direzioni opposte.

 Loredana Savelli - 02/10/2012 07:32:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

a Gian Maria.
Ignorante lo sono davvero (ecco perché sono sempre qui.. : ))

Però insisto "è arduo dirsi cristiani" proprio perchè Cristo è mistero.

Un caro saluto e buona giornata, a Maria, a te e a tutti coloro che leggono.
Ciao!!

 Gian Maria Turi - 01/10/2012 23:00:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Scusa Loredana, non volevo affatto darti dell’ingnorante ma dire invece che la frequentazione dei mistici ti fa capire che il mistero è meno misterioso di quanto possa sembrare, anche se ovviamente resta un nucleo impenetrabile di senso. Impenetrabile anche a loro nell’ascesi, a meno di agiografie ritagliate a uso popolare. Trovo invece insopportabile addurre il mistero (qualsiasi mistero) a giustificazione di occultamento di cose umane, di impicci, incongruenze, abusi. Come peraltro trovo insopportabili (scusami) frasi quali "è arduo dirsi cristiani", come se la difficoltà del cristiano fosse quella di raccordare l’idea di un salvatore messianico che non ha salvato niente (non almeno nei termini drammatici che si vorrebbe far credere) con secoli di infamie di coloro che in suo nome hanno agito, gerarchie e gente comune, per motivi di potere, di viltà, di convenienza e anche di fede. anche di fede!!! se pure Gesù fu quello che si dice - e invece Gesù fu uno dei tantissimi profeti e messia ebraici della storia con un destino DAVVERO speciale e che certo dà adito a dubbi - la storia del Cristianesimo è una storia tutta umana.

 Loredana Savelli - 01/10/2012 21:22:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

A Gian Maria. Mi rendo conto di essere colpevolmente ignorante, però non volevo essere categorica, esprimevo una mia visione a cui sono affezionta: esiste un mistero che ci trascende e ogni parola umana o costruzione ne è solo un pallido riflesso. Non mi addentro, perché non so, in discorsi sulle strutture di potere della Chiesa, ma le aberrazioni più grosse le conosco. Ciò non interferisce col mistero. E’ arduo dirsi cristiani.
Trovo interessanti questi scambi, fanno bene.

 Gian Maria Turi - 01/10/2012 21:03:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Caro Nando, non volevo affatto fare di tutta l’erba un fascio e confondere i fedeli con le gerarchie né umiliare la storia del Cristianesimo con la storia della Chiesa, nonostante ci sia una certa preponderanza di questa su quella. In merito a san Francesco: va subito chiarito che Francesco era uomo del suo tempo e quindi quando parlo di "opportunismo politico" (avrei fatto meglio a metterlo fra virgolette già prima) mi riferisco a un opportunismo del ’200, per il quale il papa e la Chiesa erano autorità sacre. Ma, detto questo, anche in quell’epoca ci furono - è cosa nota - vari movimenti pauperistici e anti-pontifici per un motivo soltanto: perché la Chiesa era un’autorità eminentemente politica che si imponeva e non lasciava né libertà di pensiero né di esperienza religiosa (né di esperienza religiosa che esulasse dalle sue direttive, ovviamente!). A meno che... come fece san Francesco, tale originalità dell’esperienza non venisse completamente sottomessa all’autorità del papa. E così fece Francesco: fu sempre obbediente e non si oppose mai. Da Wikipedia: "Francesco non contestava l’autorità della Chiesa, e la considerava come "madre", e le offriva sincera obbedienza. Francesco era la personalità ideale per Innocenzo, che poteva finalmente incanalare le inquietudini e il bisogno di partecipazione dei ceti più umili nel seno della Chiesa, senza porsi come antagonista ad essa scivolando nell’eresia". Alla Chiesa, allora come oggi, importava assai poco che ci fosse qualche mistico silente nei boschi dell’Abruzzo che praticava il messaggio evangelico. L’importante è che non creasse movimento, che non fomentasse antagonismo. Ora, questo è un discorso sommario perché io non credo affatto che tutte le gerarchie ecclesiastiche dell’epoca fossero in malafede. Tutt’altro. Ma la Chiesa come istituzione era ed è un’istituzione di potere - non per altro la parola "autorità" non le sta affatto scomoda. Comunque, la bibliografia di riferimento è questa: Chiara Frugoni, "Francesco e l’invenzione delle stimmate"; "Francesco: vita di un uomo" (preciso che sono testi accademici con tanto di peer review). Ma per un discorso davvero interessante sulla figura di Francesco, ti consiglierei: Raoul Manselli, San Francesco d’Assisi, Editio maior - in cui si affronta in dettaglio la questione delle fonti francescane e delle manipolazioni messe in atto dall’ordine (dall’ordine!) alla morte del fondatore per fini eminentemente, diremmo oggi, politici.

Trovo purtroppo, con tutto il rispetto, la risposta di Fiammetta elusiva come solo quella di un catechista potrebbe essere. Avendo già risolto questo problema dopo la prima comunione non intendo riaprirlo qui, sarebbe spiacevole e fuori luogo.

Infine Loredana, che i mistici siano persone per lo più silenziose è
un tuo assunto che ti viene forse dalla poca frequentazione dei mistici. Perché non solo i mistici (certo non tutti) parlano ma pure scrivono e compilano tradizioni che vanno ben al di là del silenzioso mistero dell’amore, sia della croce o di qualsiasi altra cosa. Anche perché i mistici non sono quelli cristiani...

Buonanotte a tutti!

 Loredana Savelli - 01/10/2012 18:33:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Mi fanno molto riflettere le parole di Fiammetta "il cristiano è mistero a se stesso". Le parole mai hanno potuto definire il mistero. Leggendo i commenti di tutti si riescono a cogliere tanti aspetti umani, ma definire la fede è materia di mistici, gente per lo più silenziosa.
Questa mia riflessione non scaturisce direttamente dallo scritto di Maria, ma dal dibattito che ne è nato. Attorno al tema religioso, i cervelli e i sentimenti si mettono in moto, è inevitabile. Grazie a tutti per i contributi.

 Nando - 01/10/2012 17:12:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

A Gian Maria Turi, se posso.
Intanto, mi piacerebbe conoscere i riferimenti testuali dai quali si evince l’opportunismo politico di san Francesco, non sono certo uno storico ma da quel pochissimo che ho letto di lui, mi sembra alquanto anomalo pensarlo tale. Per quanto invece riguarda tutto il resto, penso ci sia molto di vero in quello che (possiamo darci del "tu"?) dici, al netto però delle semplificazioni di derivazione ideologica e pregiudiziale. Ma non sono capace io di sostenere una discussione di livello e bene contro argomentare. Ora però, da cattolico convinto e praticante, pessimo o mediocre che sia, posso rispondere che la storia della Chiesa è, per me credente, storia familiare, e come tale vissuta e accettata con grazia e sofferenza; con l’utopia del cuore che un giorno tutta la Chiesa, gerarchia compresa, possa conformarsi al Modello Cristo. Ora non è così, ma non per questo la rinnego. Evidentemente si possono fare più dettagliate obiezioni ad alcune tue osservazioni, ma si entrerebbe nel campo teologico e spirituale, nell’ambito di una fede condivisa che si può giustificare (pensare noi credenti siamo tutti degli "schiavizzati" mi sembra davvero di difficile accettazione, significa ignorare la vita dei cristiani lungo la storia, con le loro esperienze sociali, spirituali e mistiche).
Chiedo scusa per l’intromissione e, comunque, il mio argomentare è povero; ma da cattolico mi sono sentito fraternamente interpellato.

Un saluto a te Gian Maria e a tutti i lettori

 Fiammetta Lucattini - 01/10/2012 17:05:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Carissimo, mi fa piacere che abbia voluto partecipare alle mie affermazioni personali, anche perché né io, né Maria, dipendiamo l’una dall’altra. Il cristiano è mistero a se stesso, ed anche all’interno delle alte sfere, molti sperimentano l’amore alla croce. Mi auguro che avremo altre occasioni di incontro. Cordialmente.

 Gian Maria Turi - 01/10/2012 13:45:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Cara (posso dirlo?) Fiammetta. Non mi intrometto affatto nel discorso vostro famigliare che mi è del tutto sconosciuto e trovo le tue osservazioni generali ineccepibili. Ma restando nel discorso prettamente vestemico, come fa un cattolico praticante che pure riconosce quello che riconosci tu, a raccordare le proprie convinzioni con una gerarchia ecclesiastica del tutto impavonita di abiti e paramenti, di rituali di potere, di concezioni morali impestate di controllo dei corpi e delle volontà individuali ai fini della dominazione, fosse anche solo "spirituale"? Come fa, inoltre, un cattolico che riconosce la sorgente dei mali del mondo a raccordare le proprie convinzioni con un’istituzione ecclesiastica che manipola capitali finanziari, che investe in armi, che non accetta di contribuire alla giustizia sociale pagando le tasse sulle proprie attività commerciali e immobiliari, ecc. ecc.? Io so (a quanto si evince dai testi) che san Francesco accettò il giogo pontificio per opportunismo politico e perché altrimenti sarebbe finito arrosto, come tanti altri dei movimenti pauperistici del suo tempo tacciati poi di eresia. Ma oggi che la Chiesa non ha potere politico diretto sulla gente, come si fa ad accettarla come guida spirituale? O ci si aggiusta in posizioni di compromesso per cui i preti e i frati "veri" sì e i vescovi e i cardinali "falsi" no? E l’obbedienza richiesta alle alte cariche? Io non sono ateo e non ho milioni con cui vivo sulle spalle dei poveri del mondo, ma il compromesso non ho mai potuto farlo, perché in realtà è la definizione stessa di Chiesa cattolica ad avermelo impedito.

 Fiammetta Lucattini - 01/10/2012 12:48:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Ultima, ma non ultima, ci tengo a fare una precisazione circa questi genitori che sono stati anche i miei genitori. Maria è di molti anni più giovane, e non ricorda che i nostri genitori, pur essendo cattolici, per molti anni non sono stati praticanti, nel senso stretto della parola, poiché erano liberali. A casa nostra non si coltivavano pratiche di pietà, e periodicamente vi entrava il settimanale "Il Borghese". Si andava a messa non tutte le domeniche e la "conversione" si manifestò nel 1970, dopo che anch’io entrai a far parte di un gruppo parrocchiale. Ciò non vuol dire che prima si peccasse e dopo si fosse ineccepibili. I miei genitori furono prima e dopo generosi, onesti, d’intelligenza acutissima. Cosa sono diventata io negli anni? Una cattolica praticante, ma non per questo esente da dubbi e ribellioni. Quanto al lusso e alle gemme dei paramenti, i sacerdoti che ho conosciuto, molti dei quali "santi", indossavano ed indossano abiti modesti e paramenti assai semplici. Le gemme sono oggetti antichi che non è necessario dare alle fiamme per ristabilire la giustizia sociale. Conosco molti agnostici ed atei, anche fra i cosiddetti progressisti, elitari e vergognosamente ricchi, mentre l’umanità, quella che talvolta ha indosso solo stracci, muore di fame, di sete, di disperazione. Mamma e papà questo lo avevano capito, e lo testimoniavano quotidianamente. Sarebbe ora di stipulare la pace, ma quella vera, fra liberal-progressisti e cattolici praticanti.

 Maria Teresa Morini - 29/09/2012 14:10:00 [ leggi altri commenti di Maria Teresa Morini » ]

Amica mia, credi perchè credi, ed è così anche per me, inesorabilmente e contro ogni laccio...aver fede è una cosa che ci è toccata in dono...non mollare. Ciao Teresa

 Giuliano Brenna - 24/09/2012 16:31:00 [ leggi altri commenti di Giuliano Brenna » ]

Bravissima Musik, i cristiani più veri sono lontani dai paramenti con diamanti e dalle voci roboanti, sono come le formiche, quasi invisibili ma che col loro lavorio possono fare immense cattedrali. Sotterranee, ma non per questo meno reali.
Ma diventare valdese, no?

[la parte censurata te la dico in privato]

 Gian Maria Turi - 24/09/2012 09:20:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Cara Maria, davvero è un peccato che tutto il lavoro fatto in tanti modi negli anni ’60-’70 sia andato praticamente in fumo. Ma si può essere sconfitti e massacrati anche per migliaia di anni, gli uomini non possono dimenticare le conquiste di libertà, quelle che vanno ben oltre la legge o che, meglio, fanno della legge una siepe che protegga e non un recinto. Lo sapevano anche i padri costituenti figli della Resistenza, fossero rossi o bianchi. Purtroppo però non sono mai stati abbastanza forti per contrastare le spinte egemoniche e gli ideali di oltreoceano. Oggi però è troppo presto, la loro vittoria è schiacciante, il peggio non è ancora venuto, ci permettiamo ancora di far finta di niente e a noi (mi ci metto anche io, scusa) non resta che tenere accese le braci della libertà. Quella vera. Quella che è collettiva perché è individuale, e viceversa. Personalmente ho sempre avuto un pessimo rapporto con il Cristianesimo e soprattutto con le istituzioni che lo rappresentano, dalle parrocchie in su. Per la vuotezza, per la ritualistica priva di valore, per l’inconsistenza delle persone coinvolte nella catechesi - roba da produrre rabbia. Che poi è diventata odio nel momento in cui ho conosciuto la Chiesa e la sua storia. Fatta eccezione per sporadiche figure in qua e in là. Non mi è stato mai possibile discernerne tra Cristianesimo e Chiesa perché in realtà si sono venuti costituendo insieme e il messaggio evangelico originale è in larga parte incomprensibile decontestualizzato dall’ambiente sociale e spirituale in cui si produsse. La Chiesa invece è un’istituzione imperiale, diretta reincarnazione delle strutture imperiali romane e in quanto tale ciò che di peggio può esistere in termini di espressioni del potere. Un cardinal Martini, un san Francesco, le tue comunità di base - niente mi è mai bastato a fare da contrappeso a quanto di criminale c’è stato e c’è nella Chiesa cattolica (non considero qui altre chiese o religioni) in termini di violenza di ogni tipo, da quella psicologica a quella fisica. E non basterà mai. Da parte mia nessuna istituzione cattolica avrà mai un minimo di sostegno. Sarebbe come appoggiare la CIA solo perché un giorno un suo agente ha salvato un cagnolino. La sproporzione dei meriti e delle colpe è soverchiante.
Con tutto ciò sono assolutamente d’accordo con te che "l’uomo sia per il sabato e non il sabato per l’uomo". Finché continueremo a mettere l’uomo dopo e le norme prima, non creeremo che mostri, istituzioni e gerarchie di poteri. Ma il discorso anche qui si fa scivolosissimo: perché l’uomo è quello che è e tu puoi anche creare una legge che sia una siepe e non un recinto, ma come ti relazionerai con chi immancabilmente verrà per distruggere la siepe e prendersi i tuoi diritti? E’ davvero un problemaccio. E siccome l’individuale non può andare senza il collettivo, o come dici tu lo spirituale non può essere avulso dal politico (e qui già cominciamo a discendere la china del teocratico), diventa praticamente impossibile mantenere qualcosa che duri senza istituzionalizzarlo o senza "empowerment". E nel momento in cui c’è "empowerment" tutto il resto prima o poi segue.

 Roberto Maggiani - 24/09/2012 01:52:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cara Maria, le tue parole, del testo, così come le parole della tua riflessione ai commenti dell’intervista al Cardinal Martini e ai bei commenti di Franca e Loredana, mi danno gioia e speranza, unitamente, e non da meno, delle parole del Cardinal Martini nell’intervista suddetta. Ognuno di voi due è, ai miei occhi, Chiesa, con lo stesso diritto-dovere davanti a Dio. Le vostre parole sono la Chiesa che vorrei, una Chiesa dialogante, aperta, che senza timore sa discutere col proprio tempo non da sopra ma alla pari. Grazie. La rilettura del testo di Giovanni è stata per me di vitale importanza questa sera. Null’altro aggiungo essendo nella tua esperienza e nelle tue parole pienamente espresso anche il mio pensiero. Un abbraccio a tutti.

 Ferdinando Battaglia - 23/09/2012 23:19:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Maria, personalmente ti ringrazio per questa tua condivisone (già Franca ha ben detto di ciò), perché mi sembra sia un atto tuo di generosità e di amicizia verso tutti noi. Penso che anch’io sia uno dei commentatori cui ti riferisci e se è così, non mi sento affatto offeso (come penso nessun’altro si senta tale); evidentemente nemmeno io ho avuto intenzione di offendere alcuno, se ciò fosse capitato di ciò allora chiedo scusa. Non voglio adesso riprendere i temi affrontati, perché mi sembra ora più importante, bello e importante accolgiere le parole del tuo scritto; non solo per quanto detto più sopra, ma anche perché raccontano un’atmosfera di anni anche a me cari. Per concludere,sarò contento se vorrai accogliere questi miei pensieri e tutta la mia inadeguatezza di credente; anch’io sono un cristiano che si muove con incoerenza e in continuo dibattimento dentro di sé, tra vita e dubbi. Diversamente da te, non provengo da una famiglia esplicitamente cattolica, i miei genitori sono persone molto semplici, però mi hanno trasmesso valori umani con la loro condotta "naturale". La mia fede "catechistica" prende in realtà sviluppo nella mia adolescenza di lavoratore, in un modo particolaare.
Spero non ti abbia tediato il mio commento, scritte più per mettere in luce le relazioni inteprersonali che non i "nodi" che non sappiamo se e quando si scioglieranno (tuttavia sarà penso impegno di tutti coloro che vorranno, rifletterci sopra).

Con stima e amicizia

 Maria Musik - 23/09/2012 22:06:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Grazie, Franca e Loredana, per tanta sintonia. Sì, Franca, hai ragione: questo testo giaceva nell’HD dal giorno della morte del Cardinale e, l’odierna pubblicazione ed, ancor di più, i commenti seguiti mi hanno fortemente interpellata. Mi pare evidente che ciò che il Cardinal Martini auspicava è ben lungi da addivenire. Alcuni dei commenti che ho letto sembrano ispirarsi più alle Crociate che al Vangelo. Mi scuso se qualcuno si sentirà offeso: è inevitabile in un clima di opposizione e di inasprimento delle differenze. Per quanto mi riguarda, credo che non giovino al dialogo nè l’attacco personale nè la difesa d’ufficio della Chiesa Cattolica.
Pur comprendendo l’amore per la propria Chiesa, non mi pare intellettualmente onesto affermare che la Chiesa si limiti a dare indicazioni ai suoi fedeli in materia di etica. Mi pare piuttosto evidente ed inconfutabile l’ingerenza nei fatti dello Stato, specie quello Italiano.
Così come è un po’ scorretto estrapolare brani del Vangelo per escludere: parlando di fede, cosa intendiamo? Chi può dire di essere il detentore della fede? Troppo facile, a questo punto, citare Giovanni
"(Gc 2, 14-26) [14] Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? [15] Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano [16] e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? [17] Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. [18] Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. [19] Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! [20] Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza calore? [21] Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull’altare? [22] Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta [23] e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. [24] Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. [25] Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? [26] Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta".
Molti Cattolici si sentono minacciati sulle leggi riguardanti le unioni civili. Ma chiedo loro: la Chiesa verrà meno se le unioni civili verranno riconosciute ed, invece, sopravviverà alla compromisssione con i mercanti di morte? (Il caso Beretta vi dice nulla?). Avete mai assistito, in ospedale, all’allontanamento di un compagno/a dal suo amore nel momento della decisione tragica, della malattia o della morte perchè "non parente"? Io sì e mi ha lasciata inorridita.
E più importante che non si usi il preservativo o che cessi il contagio per HIV? Non è nè scientifico nè cristiano affermare che l’AIDS è una piaga venuta per punire la dissolutezza sessuale e che la soluzione è nella castità perchè, forse, un giorno, chi lo asserisce dovrà raccontarlo agli africani e agli emotrasfusi.
Potrei continuare ma il succo sta nel fatto che, oggi, mi pare che sempre più "l’uomo sia per il Sabato e non il sabato per l’uomo". Se la norma superà la carità, allora c’è veramente qualcosa che non funziona.

 Loredana Savelli - 23/09/2012 18:04:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Sono rimasta molto colpita per l’intensità di questa "confessione". La ritengo anche una precisa dischiarazione di intenti, alla luce di una riflessione maturata negli anni. Insomma mi sei apparsa solida nelle tue convinzioni, solida anche nel coltivare un sano dubbio.
Mi piace fare questa considerazione: se anche lasciassimo fuori da questo scritto la parola fede, niente toglierebbe alla tua persona la forza etica e la dignità. Come ha detto proprio il Cardinale Martini, se almeno si "pensasse" (non solo sui temi reigiosi) saremmo gente meno infuenzabile. Penso anche che i percorsi della fede sono i più impensabili e diversi, perciò non posso che condividere il tuo percorso, meglio le intenzioni del tuo percorso, e sentirmi solidale. Io non credo di essere giunta ad una tale lucidità di riflessione però anche io come te, lo dice Franca di te, credo di essere "sentimentalmente" cristiana. E conosco momenti di vero sconforto, sia a livello personale, sia quando non mi ritrovo (assai spesso) in contesti di convivenza basati sul cristianesimo. So anche che sconfortarsi non è cristiano.
Un abbraccio forte.

 Franca Alaimo - 23/09/2012 17:44:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Intanto un apprezzamento più che profondo per la sincerità del raccontarsi agli altri e su un argomento difficile, specialmente oggi.
Tu, Maria, saresti piaciuta ad un mio amico, grande studioso e scrittore di cose dello Spirito, Silvano Panunzio, autore, fra l’altro, di "Contemplazione e Simbolo", in cui raduna tutte le tradizioni religiose nel tentativo di giungere all’essenza della Religio. Gli saresti piaciuta, perché sei intimamente e sentimentalmente e intellettualmente cristiana, e perché miri dritta all’essenza: l’Amore, non quello facile per chi ci somiglia, ma per gli altri, tutti gli altri; certo con oscillazioni e cedimenti e momenti di dubbio ed assenza, cose del tutto umane.
Inoltre, mi piace che tu sottolinei il fatto che, durante quella esperienza di libertà all’interno della Chiesa, il senso del peccato si fosse spostato dal sesso ( il solo peccato, a me sembrava, predicatomi) ai peccati sociali, oggi più che mia robusti e dilaganti.
Insomma, è chi cerca con passione incessante e non si adagia nei solchi dell’abitudine, della professione di fede senza coinvolgimenti e anche deragliamenti personali, che può dirsi davvero pieno di Spirito.
Saresti piaciuta anche al cardinale Martini. Lo dico perché penso che queste tue considerazioni siano nate dalla rilettura dell’intervista che anche il nostro sito ha voluto pubblicare.
In ogni caso, questa tua testimonianza è bella ed importante e rispecchia pienamente la Maria che ho imparato a conoscere ed apprezzare attraverso i testi poetici.
Credo che la poesia, infine, sia testimonianza dello Spirito.

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